Dicembre 9, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

L’inizio a Castellarano, l’intervista a Ezio Capuano, il Lentigione e non solo – La nostra intervista a Federico Golfieri

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Abbiamo avuto la bellissima opportunità di intervistare Federico Golfieri, ex addetto stampa del Lentigione che ci ha raccontato tanti aneddoti della sua esperienza in questo ambito. Con una chiacchierata particolarmente lunga, abbiamo ripercorso la sua interessante e giovane carriera, cominciando dalla prima avventura a Castellarano – in Promozione – ed arrivando persino ai suoi obiettivi futuri. Oltre a ciò, ci ha descritto il periodo in cui ha lavorato per una testata giornalistica importante come parlandodisport. Una pagina, peraltro, che lo ha portato a realizzare diverse interviste speciali a giocatori arrivati anche in Serie A, senza tralasciare quella ad Ezio Capuano, un personaggio davvero unico. 

Ci teniamo, pertanto, a ringraziare vivamente Federico, non soltanto per averci permesso, in passato, di fare diverse domande a giocatori come Valerio Nava e Alessandro Pari, o per le belle dichiarazioni rilasciate in questo nostro articolo, ma, in generale, per la grande disponibilità e collaborazione con cui si è sempre posto nei nostri confronti. 

Federico in trasferta con il Lentigione sul campo del Ravenna, foto: Barbara Bastoni

“Come sei partito e, in generale, come si inizia a fare l’addetto stampa?”

“Io sono partito facendo il giornalista, perché, svolgendo questo mestiere per due anni – retribuito con una certa quantità di articoli -, sarei stato iscritto all’albo. E chi è iscritto può diventare, legalmente, il responsabile di un ufficio stampa di Serie A o Serie B, per cui ho pensato che l’unico modo che avevo per diventare appunto un addetto stampa fosse iniziare in questo modo e ottenere i primi contatti. Quindi ho cominciato, come già detto, come giornalista in una testata di Modena, che si chiama parlandodisport. Tuttavia, prima ancora di ciò, avevo chiesto alla società del mio paese, il Castellarano, se avesse bisogno di qualcuno che gestisse i social e le uscite sui giornali, dunque sono partito così, un po’ per gioco, tempo fa. Dopo ho fatto un’altra breve esperienza in Eccellenza alla Modenese Calcio e, successivamente, il mio capo della Redazione di Parlandodisport Gianpaolo Maini, nonché il responsabile della comunicazione della squadra di pallavolo Modena Volley di Superlega, mi ha detto che la squadra di pallavolo femminile, che ripartiva dalla Serie B poiché aveva ricomprato il titolo, aveva bisogno di qualcuno che potesse aiutare la società sotto l’aspetto della comunicazione. Questa proposta mi ha fatto molto piacere perché fare il cronista non era la mia vera passione, per cui tutto è nato così. L’anno dopo ho gestito anche l’ufficio stampa del paintball a Modena. In questo modo ho fatto un po’ di esperienze, fino ad essere contattato dal Lentigione, dal mio caro amico Andrea Montanari, che lasciava proprio il Lenz per andare alla Reggiana”.

“La scalata dalla Promozione alla Serie D?”

“In Promozione, il ruolo dell’addetto stampa era “semplicemente” quello di mandare i tabellini ai giornali locali. Ma, comunque, è una bella sfida, perché, essendo una categoria così bassa, c’è veramente tanto spazio per fare vedere quanto vali: un’iniziativa sui social, ad esempio, si può fare e nessuno ti dice niente, perché, siccome bisogna solo mandare il risultato alla stampa, tutto il resto che viene fatto fa vedere quanto sei bravo e si ha la possibilità di essere notati dalle squadre di divisioni superiori. In queste divisioni non ci sono molti club che fanno cose particolari sui media o nell’ambito della comunicazione e questo ti agevola per darti spazio e visibilità. La Serie D, invece, è un campionato nazionale, perciò c’è più lavoro da fare: magari, cominci a sentirti con giornalisti diversi e con i colleghi delle altre società per organizzare il giorno della gara, a mandare qualche calciatore in TV, qualcuno va tra i professionisti e inizi ad assaporare il lato professionistico di questo sport. Dico ciò perché penso che in D di dilettantismo ci sia poco: nel Lentigione, per esempio, tutti, a parte i giovani, lo fanno di mestiere e si allenano tutti i giorni. La bellezza di questi palcoscenici è andare a giocare contro squadre come il Carpi, Forlì o Ravenna, che hanno tifoserie importanti per la categoria. Per me è parte del percorso ed è stato molto bello andare in questi stadi”.

“Hai citato parlandodisport: tra tutti i giocatori con cui hai chiacchierato, chi è quello arrivato più in alto e chi ti ha colpito maggiormente a livello umano?”

“È una bella domanda, perché rischio di lasciare fuori qualcuno, ma, comunque, tra quelli più importanti che ho intervistato ricordo Granoche – è stato veramente disponibile -, Ardemagni, Sodinha… Poi abbiamo provato ad arrivare a Toni e Adani ma non ce l’abbiamo fatta. Ho avuto anche il piacere di parlare con alcuni allenatori, come Tesser, anche lui molto gentile. L’intervista migliore che abbia mai fatto, però, è stata quella a Ezio Capuano: volevo togliermi lo sfizio di realizzarla, perché è il mio pupillo. È stato devastante: con i miei amici lo memavamo un sacco e, quando ci siamo sentiti, una delle sue frasi che più ci ha colpito è stata:”La libertà di pensiero è il sentimento più alto che debba albergare nell’essere umano”.

“Com’è stata la tua esperienza nel mondo del basket?”

“Il basket, oltre il calcio, è la mia grande passione. Ho iniziato al Castellarano, poi ho avuto la fortuna di militare 3 anni nelle giovanili della Pallacanestro Reggiana – all’epoca si chiamava “GrissinBon” – fino all’Under 16. Volevo diventare un giocatore, poi non è stato così, ma mi piaceva molto e tuttora pratico questo sport con i miei amici, in Promozione, nel mio paese. Dopo questo capitolo in biancorosso, sono tornato verso casa completando le giovanili a Scandiano, poi mi sono dovuto trasferire nelle Marche un anno per via degli studi. Lì ho giocato in Serie C2 nel mio primo vero anno con i grandi. Successivamente, tornando a casa, ho capito che la mia vocazione era un’altra. Sono andato a giocare con i miei amici storici a Castellarano, per poi puntare tutto nell’ambito del giornalismo e nel ruolo dell’addetto stampa. Tra l’altro, la cosa curiosa è che io mi sono laureato l’altro giorno in scienze motorie ed ero andato a vivere proprio nelle Marche per l’università, ma ho capito che la strada giusta non era quella. Quindi, sono tornato a casa e ho iniziato a scrivere per un giornale, mentre portavo avanti appunto l’impegno dell’università, anche perché scienze motorie non c’entra nulla con ciò di cui mi occupo oggi: magari dà la possibilità di diventare preparatore atletico o professore, per esempio. Però, quando studiavo questa disciplina, c’era una materia opzionale, che insegnava l’addetto stampa del Fano, il Prof. Frattini. Io mi sono innamorato di questa materia e, una volta tornato a casa, ho mandato un messaggio ad Andrea Montanari, che era addetto stampa della Reggiana – lo conoscevo perché, quando io giocavo alla Pallacanestro Reggiana, lui era il team manager -, chiedendogli come si iniziasse e come si facesse questo mestiere. Mi ha dato varie indicazioni, siamo diventati amici e così sono entrato in questo ambito grazie a lui che ha avuto veramente tanta pazienza, non smetterò mai di ringraziarlo. Fino ad ora, in questo contesto,  non ho ancora fatto nulla e, nonostante abbia lavorato con il Lentigione in Serie D, per farlo di mestiere non è sufficiente essere in una società di questa categoria”.

“Hai lavorato con gente come Tommaso Turci e Matteo Migliori, che vivono il campo da vicino, magari con le telecronache. A te potrebbe interessare un giorno il mondo del telecronismo?”

“Il mio obiettivo è fare l’addetto stampa in una società professionistica, perché fare il giornalista o il telecronista non è la mia passione e probabilmente non sarei neanche bravo. Però ho avuto il piacere di conoscere Tommaso Turci – anche lui è partito da parlandodisport, come me – e di lavorare a stretto contatto con Matteo Migliori. Loro sono molto bravi perché è un mestiere duro, fatto di viaggi lunghi e tante attese, per poi arrivare a realizzare la telecronaca, che spesso si fa in un gabbiotto o chiuso in un piccolo camerino. Quindi ci vuole tanta passione e bisogna fare tanta gavetta per arrivare, però io penso che la cosa più bella sia fare ciò che ti piace e se uno ha una vocazione deve fare di tutto per raggiungere il suo sogno. E, a volte, da ragazzi, si prendono dei no e delle porte in faccia perché si è reputati giovani e non all’altezza, ma è proprio la perseveranza, credo, che porterà i risultati”.

“Quanto è stato bello, per te, lavorare per il Lentigione? Quali sono stati i momenti più belli?”

“Sicuramente è stata un’esperienza molto bella, ma anche dura, perché io, abitando a Castellarano, impiegavo più di un’ora a raggiungere Lentigione. È stata, tuttavia, una tappa fondamentale del mio percorso, spero, in crescendo… È un bell’ambiente, molto familiare e dove si sta bene, oltre tutto la società è seria e professionale. Ho legato con molte persone, in primis l’ex mister Paolo Beretti. Il momento più bello è stato, forse, il raggiungimento della semifinale play-off per la Serie C, ma sarebbe scontato, quindi dico la vittoria con il Ravenna in campionato: loro erano primi, eravamo in trasferta e gli facemmo lo sgambetto, con gol di Sala da lontano e Manzotti. È stato stupendo e il successo al Benelli, con una tifoseria calda, è il momento che ricordo con più piacere”.

“Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?”

“Adesso sono fermo: ho finito la mia collaborazione con il Lentigione, con il giornale e con altri uffici stampa che seguivo. Mi sono liberato da tutto per poter riuscire ad avere una possibilità in una società professionistica, per far sì che diventi un lavoro a tutti gli effetti, per cui siamo ancora in attesa, ma spero che qualcosa in pentola stia bollendo. Luglio è un mese di attesa e spero che i primi movimenti si verifichino a breve”.

“C’è un giocatore che vorresti intervistare assolutamente? Perché?”

“Forse Andrea Pirlo, perché a me piacciono i giocatori con molto estro. Era uno di quelli che, da piccolo, mi faceva impazzire. Ho avuto solamente la possibilità di fargli una domanda in conferenza stampa dopo Modena-Sampdoria”.

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