Dicembre 9, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

L’Olanda che ha cambiato il modo di giocare a calcio: la nascita e l’analisi tattica del Calcio Totale

7 min read

Nella storia del calcio, ci sono sempre stati metodi di gioco, che per la loro bellezza estetica o efficacia, in un modo o nell’altro hanno segnato un’epoca, cambiando così il modo di giocare. Possiamo ricordare il tiki-taka spagnolo, il gioco del Milan di Sacchi o ancora, il Calcio Totale olandese. Ecco, per questa volta ci soffermiamo proprio sul cosiddetto “Calcio Totale”, nato in Olanda alla fine degli anni sessanta. Questo sistema di gioco si basava su diversi princìpi completamente nuovi all’epoca, come l’interscambiabilità degli interpreti (i quali nello sviluppo del gioco non avevano un ruolo ben definito), le transizioni positive veloci, gli attacchi sia sugli esterni che al centro, la linea dei difensori molto alta che raggiungeva circa la metà campo, la fase di pressing che cominciava sin dall’attacco, la tecnica del fuorigioco e la grande libertà data dall’allenatore Rinus Michels a Johan Cruijff. Ma ora concentriamoci sulle origini di questo stile di gioco perché dei princìpi ne parleremo dopo dettagliatamente.

La nascita e le origini del Calcio Totale

Siamo nel 1911, quando un calciatore inglese, che aveva poco più di trent’anni, decide di ritirarsi dopo aver vestito per tre anni la maglia del Gillingham. Colui che lasciò la carriera da calciatore per dedicarsi a quella di allenatore era Jack Reynolds, che, come prima esperienza, fu alla guida tecnica del San Gallo, club svizzero, per due anni. In questo periodo di tempo ottenne buoni risultati che gli valsero la chiamata della federazione tedesca, che chiese all’allenatore inglese di guidare la nazionale per i Giochi Olimpici di Berlino in programma nel 1916. Ma la Prima Guerra Mondiale non permise tutto ciò, quindi Reynolds decise di trasferirsi in Olanda, e qui venne ingaggiato dall’Ajax, uno dei club più gloriosi del calcio olandese e dell’intera storia del calcio. Ad Amsterdam, Reynolds fondò le basi di quello che noi oggi conosciamo come “Calcio Totale”: impresse a tutte le squadre della società (dai più giovani fino alla prima squadra) un sistema di gioco innovativo uguale per tutti. L’ex giocatore del Gillingham fu il CT dell’Ajax complessivamente per dodici anni, dal 1915 al 1925 e dal 1945 al 1947. Sembra una controversia (infatti è più facile pensare che abbia dato inizio alla realizzazione delle sue idee nel periodo di tempo più lungo) ma è proprio dal 1945 al 1947 che Reynolds riuscì a far esprimere ai suoi calciatori il proprio gioco, in quanto in quella squadra figuravano i più grandi giocatori del calcio olandese degli anni ’40 e ’50, ma soprattutto Rinus Michels, che non era uno dei migliori dell’epoca ma fu l’attaccante dell’Ajax per dodici anni. Tuttavia, nel 1960, quest’ultimo cominciò il suo percorso da allenatore in due piccole squadre olandesi, portando i concetti e le idee che aveva appresa sotto la guida di Reynolds quando questo era l’allenatore del club di Amsterdam. Michels fu poi l’allenatore della Ajax dal 1965 al 1971: in questo periodo di tempo vinse quattro campionati e arrivò due volte secondo in classifica. Nel 1971 Michels divenne l’allenatore del Barcellona, e dopo aver vinto una Liga nella stagione 1973-74 sulla panchina dei blaugrana, in occasione della Coppa del Mondo in Germania Ovest, fu il CT dell’Olanda e riuscì a portare gli Oranje in finale, dove però vennero sconfitti dai padroni di casa, che per 2-1 in rimonta vinsero il secondo Mondiale della loro storia. Questo sistema di gioco, che visse i suoi anni d’oro tra il 1971 e il 1974, venne poi adottato dai successori di Michels all’Ajax e da altri allenatori nel resto d’Europa. In seguito a questa finale persa, il Calcio Totale iniziò ad essere considerato uno stile di gioco bello da vedere ma perdente, nonostante, oltre alle vittorie in patria dell’Ajax di Michels, i club olandesi vinsero quattro Coppe dei Campioni consecutivamente.

Jack Reynolds (foto: Wikipedia).
Rinus Michels (foto: Wikipedia).

I princìpi di gioco

Il modulo di base era ben definito, ma raramente, forse mai, manteneva la sua struttura originaria. Infatti adesso andremo ad analizzare i movimenti dei giocatori all’interno del campo, come agivano, gli spazi che si creavano e il modo di attaccare. Giusto per capire da quali club provenissero i giocatori in questione, la nazionale olandese dell’epoca era formata da un “blocco Ajax”, da un “blocco Feyenoord”, da Cruijff e Neeskens del Barcellona e da Rensenbrink che giocava in Belgio all’Anderlecht.

Il modulo di base dell’Olanda del Calcio Totale.

Notiamo subito che il modulo di base era un 4-3-3, ma tendente a notevoli variazioni costanti. I fondamentali princìpi di gioco li abbiamo accennati elencandoli in precedenza, ma ora che li analizzeremo più nel dettaglio, li citiamo nuovamente: l’interscambiabilità dei giocatori, la capacità di attaccare sia sulle fasce che al centro, le transizioni positive veloci date da una forte e costante fase di pressing che comincia sin dagli attaccanti, la grande libertà concessa a Cruijff, i difensori che formano la propria linea intorno alla metà campo e la tecnica del fuorigioco adottata da quest’ultimi.

L’interscambiabilità dei giocatori: era questo forse il principio cardine di questo sistema di gioco, in quanto in fase offensiva, portiere escluso, non c’era un giocatore che si trovava nella sua posizione originaria, in modo da creare confusione nella difesa avversaria anche con la velocità dei movimenti. Tra i due difensori centrali, Rijsbergen si alzava lasciando così molto spazio ad Haan che in alcune azioni si vedeva anche raggiungere l’area di rigore avversaria o comunque occupare posizioni oltre il centrocampo; a prendere il posto di Rijsbergen ci pensavano le due mezz’ali Van Hanegem e Jansen, che però in fase offensiva si inserivano in area per aumentare il numero di giocatori offensivi e creare superiorità numerica; i due esterni bassi, Suurbier e Krol, avanzavano molto prendendo le vesti di esterni alti, visto che Rensenbrink e Rep, rispettivamente l’ala di sinistra e di destra, entravano dentro il campo lasciando spazio sulle fasce; i due giocatori che restano da analizzare sono Neeskens e Cruijff: il primo aveva un ruolo simile a quello dei suoi compagni di reparto, ma in fase offensiva agiva quasi da prima punta attaccando l’area al centro e in fase difensiva si abbassava con il resto del centrocampo; invece il secondo, per farla breve, poteva fare ciò che voleva: spesso lo si trovava nell’ultimo terzo di campo, ma non erano poche le volte in cui si abbassava partecipando alla fase di costruzione o andando a prendere il pallone in difesa e poi salendo da solo, perché era il giocatore più qualitativo di quella squadra e all’epoca uno dei migliori al mondo, perciò aveva le capacità di farlo.

La superiorità numerica: l’accentramento dei due esterni alti, con il conseguente avanzamento di quelli bassi, creava superiorità numerica perché i terzini avversari seguivano Rensenbrink e Rep e le fasce venivano – diciamo – oscurate, quindi qui agivano Krol e Suurbier. Per fare in modo di avere più uomini nella zona di campo interessata, erano frequenti anche le transizioni positive veloci, che consistevano nel recupero palla e nella verticalizzazione veloce di modo da creare subito scompiglio nella difesa avversaria, le possiamo considerare molto simili ai contropiedi, ma forse un po’ meno ragionati, in quanto la verticalizzazione avveniva subito una volta recuperato il pallone.

La fase difensiva: l’Olanda di Michels poneva la linea dei difensori nei pressi della metà campo, Van Hanegem e Jansen formavano un’altra linea davanti alla difesa, Cruijff e Neeskens restavano in attacco, eseguendo dunque il primo pressing, perché, come anticipato prima, la fase di pressione partiva in maniera forte sin dagli attaccanti, e infine Rensenbrink e Rep scendevano per dare copertura sulle fasce assieme ai due terzini. Inoltre, se un attaccante avversario cercava di liberarsi dalla marcatura per andare incontro al pallone e staccarsi, veniva immediatamente seguito dal difensore.

Il pressing alto e la trappola del fuorigioco: un altro principio in fase di difesa è proprio il pressing alto e aggressivo una volta perso il possesso della sfera, in modo da rinconquistarla restando nella metà campo avversaria per far ripartire in maniera più veloce l’azione successiva. Quanto alla trappola del fuorigioco, invece, la linea difensiva, come già detto prima, era molto alta e in base alla situazione della palla, se fosse coperta o scoperta, e all’aggressività dei due uomini più avanzati, l’intera squadra si alzava, partendo ovviamente dalla difesa, lasciando gli attaccanti avversari in posizione irregolare. Di solito il segnale di alzamento della linea era dato da Neeskens e Cruijff (più spesso dal primo), che se si attivavano in modo aggressivo per recuperare il pallone, tutta la squadra doveva alzarsi per ritornare in possesso e far partire velocemente un’altra azione, guadagnare una punizione, e quindi il possesso della palla attraverso la trappola del fuorigioco stessa, oppure non permettere agli avversari di prendere campo, costringendoli così a far ripartire l’azione da dietro. Se il giocatore avversario con la palla tra i piedi dovesse riuscire a trovare un compagno in posizione regolare, questo si troverebbe poi da solo davanti al portiere, per questo è fondamentale rientrare in possesso dopo aver alzato la linea, perché se per caso qualcuno dovesse rimanere indietro o gli avversari si dimostrassero capaci di trovare un compagno non oltre l’ultimo difensore, sarebbe un grande problema.

La formazione dell’Olanda con i vari movimenti dei giocatori.

Dunque, il Calcio Totale – ora possiamo dirlo con certezza – ha rivoluzionato il modo di giocare a calcio, tant’è che molti dei movimenti e dei metodi che abbiamo appena analizzato, sono utilizzati in grande misura dagli allenatori e dalle squadre moderne. L’accentramento degli esterni alti per favorire il movimento di quelli bassi si vede frequentemente, così come gli inserimenti dei centrocampisti in area, la linea dei difensori alta con la partecipazione del portiere all’azione e tanto altro. L’espressione “Calcio Totale” ci evoca subito un’idea come questa:”tutti attaccano e tutti difendono”, e in parte è così ma in realtà questo sistema tattico è da analizzare bene a fondo poiché oltre all’idea appena descritta ci sono le cause e gli effetti da comprendere che alle volte possono rivelarsi interessanti e decisivi in una partita.

Lascia un commento