Ottobre 14, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

”Ho voglia di dimostrare tanto e di ripagare tutta la fiducia che mi è stata data” – La nostra intervista ad Alessandro Pari

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Abbiamo avuto modo di sottoporre tantissime domande ad Alessandro Pari, giovanissimo – e altrettanto promettente – centrocampista del Lentigione. Grazie alle sue risposte davvero interessanti, siamo riusciti a ripercorrere tutte le tappe della sua carriera: il settore giovanile al Cesena e le avventure con Rimini e Forlì, che lo hanno visto esordire tra i professionisti, per poi affermarsi in Serie D. Oggi è al Lenz, in un club dalle grandi ambizioni che, nonostante un campionato complicato dettato da diversi problemi fisici, lo ha voluto confermare, manifestandogli una grandissima fiducia, fiducia che lui stesso ha garantito che tenterà di ripagare.

Il centrocampista del Lentigione con il pallone tra i piedi, foto: Barbara Bastoni

Ringraziamo vivamente, dunque, sia l’atleta che la società, che nuovamente – la scorsa volta era stato il turno di Valerio Nava, il quale, tra l’altro, ha un rapporto speciale con il protagonista di quest’ultima intervista -, ci ha permesso di fare una lunga chiacchierata con un suo atleta. 

“L’Under 17 del Cesena era una formazione piuttosto forte, tanto da occupare delle posizioni piuttosto alte e battere squadre come il Milan, che aveva in campo Daniel Maldini. Quanto è stata costruttiva, per te, quella stagione?”

“Più che l’ultima stagione, a Cesena ho passato sei anni di settore giovanile, quindi, al di là dell’ultima, quell’esperienza mi ha lasciato tanto e mi ha regalato un bagaglio personale, tecnico e caratteriale importante. Sicuramente lì mi sono trovato molto bene ed è stato un anno fantastico: abbiamo fatto cose meravigliose, siamo arrivati a giocarci una semifinale play-off di uno scudetto, in una final four, posizionandoci davanti, nel nostro girone, a formazioni molto più forti – per nome – di quella in cui militavo io. È stato molto bello, però bisogna racchiudere anche gli altri anni, perché abbiamo fatto cose altrettanto buone, ci siamo veramente divertiti e abbiamo comunque imparato tantissimo”.

“Non sei partito titolare quell’anno, ma ti sei pian piano ritagliato il tuo spazio. La prima da titolare é stata con l’Udinese: cos’hai provato?”

“Quell’anno stavo rientrando dalla frattura del perone, che avevo subito l’anno prima, verso marzo. È stato, più che altro, un rientro in campo e sono stato veramente contento di questo fatto. Riguardo all’emozione, davo per scontato tante cose quando ero piccolo, ma, in realtà, nel calcio non bisogna dare per scontato niente, quindi non saprei rispondere”.

“Raccontaci il gol contro la Spal – primo con il Cesena -: che emozione è stata?”

“Sicuramente il gol è sempre l’emozione – nonché il momento – più piacevole. Sono stato molto soddisfatto e contento ed è un episodio che ho ancora impresso”.

“Avete perso 5-1 contro l’Atalanta, che aveva in campo giocatori del calibro di Amad Diallo – oggi al Manchester United – e Piccoli – adesso al Lecce -. Quanto era forte quella squadra e quanto è stato complicato, per voi, affrontarla?”

“Loro avevano giocatori fortissimi: in difesa avevano anche Okoli e gente che adesso gioca in Serie A. Diallo era impressionante. Era un anno più piccolo, era venuto a giocare contro di noi, ma era incredibile: andava fortissimo, poi tecnicamente è un mostro. Erano veramente forti e infatti sono contento per loro, poiché si meritano questa carriera; magari altri ragazzi sono stati meno fortunati, però erano veramente un’ottima squadra, frutto di un grande lavoro da parte di una straordinaria società. Avevano un settore giovanile piuttosto competitivo, perché l’Atalanta, di tutte le annate, era una delle squadre più forti in Italia”.

“Un tuo compagno di squadra al Rimini era Valerio Nava – al Lentigione con te oggi tuttora -: com’è il tuo rapporto con lui?”

“Io penso che sia un rapporto meraviglioso. Ci conosciamo da anni, abbiamo trascorso la scorsa stagione in casa insieme e probabilmente si riproporrà questa situazione. Inoltre, siamo cognati: lui è fidanzato con mia sorella, quindi c’è un legame diverso rispetto a quello che si crea sul campo”.

“Sempre con il Rimini hai giocato con un bomber come Luca Zamparo, arrivato poi a militare anche in Serie B con la Reggiana. Cosa puoi dirci su di lui?”

“Io penso che sia stato uno degli attaccanti più forti con cui abbia mai giocato, ma per il semplice fatto che era un calciatore a cui davi la palla, la proteggeva, ti faceva giocare bene e attaccava la profondità nel modo giusto. Non era il classico bomber che fa 30-40 gol a stagione, ma a me è sempre piaciuto e l’ho sempre difeso quando lo criticavano o magari non faceva bene. Ripeto, però: secondo me, è uno dei centravanti più completi che abbia mai avuto in squadra. Mi aspettavo che facesse il salto e sono stato contento per quella stagione che ha fatto in B, che ho seguito, perché avevo e ho tuttora il desiderio che possa tornare nelle categorie più alte possibili. Sia come persona che come giocatore è veramente il numero uno”.

“Quanto è stato bello, per te, giocare per la città in cui sei nato? Tra l’altro noi abbiamo intervistato Palma – tuo compagno quell’anno -, che ha detto che Rimini è una piazza importante”.

“Per me giocare a casa mia è un’altra cosa, perché c’è un’emozione diversa, sia all’allenamento che alla partita. Sentivo la gara come se fosse una battaglia e per me era bellissimo, perché vedevo gli amici, i parenti e tutte le persone che conosco che erano in tribuna a Rimini a vedere la gara. Era un’emozione diversa – sono sincero – e penso di aver lasciato tanto, nel senso che per me questa è stata una delle cose più belle che potessi vivere nel calcio, soprattutto a casa mia, vincendo anche un campionato e ritornando in Serie C. Quella è stata la fine di un ciclo indimenticabile”.

“Purtroppo è stata una stagione complicata quella, però, comunque, hai trovato l’esordio e anche la prima vittoria tra i professionisti: cosa si prova?” 

“Quell’anno, purtroppo, non è finito bene perché siamo retrocessi a tavolino, però mi resta un’emozione grande, diversa: l’esordio nei professionisti, un bellissimo capitolo della mia carriera, anche perché è stata la mia prima stagione tra i grandi. È stato un anno che non è finito nel migliore dei modi a livello collettivo, ma, sotto il piano personale, mi sono portato un bagaglio di esperienze e di ricordi importanti”.

“Nel primo anno in Serie D, purtroppo, hai trovato poco spazio nelle prime 16 giornate. Tuttavia, successivamente sei riuscito ad ottenere un maggiore minutaggio. Da cosa deriva questa crescita? Com’era il tuo rapporto con mister Mastronicola? Raccontaci un po’ quella stagione, partita un po’ sottotono ma finita meglio”.

“È stato un anno, all’inizio, complicato: cambiando categoria ci sono state cose diverse – comunque io avevo giocato solo quattro partite nei professionisti – e non ero pronto in quel momento, dunque sono dovuto crescere tanto e migliorare, sicuramente. Il mister lo conosco da tempo e sapevo chi fosse già prima che mi allenasse: c’è massimo rispetto sia come persona che come allenatore, ho la massima stima; purtroppo ci sono delle scelte da fare – può capitare nel calcio – e il mio compito è solo quello di farmi trovare pronto e riuscire a sfruttare le opportunità che mi vengono date. E poi – come hai detto tu – è stato un finale in crescendo, ho trovato più spazio, ho giocato di più e sono anche riuscito a fare delle prestazioni di livello”.

“In Serie D, l’anno dopo, il Rimini ha fatto un campionato assurdo, perdendo soltanto una volta nelle prime 18 giornate. Descrivi la forza di quella squadra e la gioia dell’assist contro il Carpi, visto che sei stato in campo 6 minuti ma ti è bastato per fare incidere. E La promozione?”

“Quell’anno, come squadra, eravamo attrezzati: c’erano giocatori veramente forti che avevano anche fatto categorie superiori e ho imparato tanto, soprattutto dai compagni più “vecchi”, che avevano più esperienza di me e che mi hanno insegnato molte cose. È stato un campionato impegnativo, proprio perché avevamo l’obbligo di vincere e volevamo farlo sin dal primo giorno di ritiro.Stare in un gruppo con la continua fame dei tre punti è complicato, perché bisogna essere inquadrati a 360°. Sicuramente è stata una stagione bellissima e vincere a Rimini e festeggiare alla rotonda con i tifosi è un’emozione che mi rimarrà sempre dentro, come l’assist con il Carpi: sono stato in campo poco ma per fortuna ho lasciato il segno”.

“Il Rimini è stato promosso, ma ti sei dovuto trasferire in D, a Forlì, squadra di alta classifica: quanto ti ha fatto crescere quella stagione, nonostante un infortunio che ti ha visto saltare ben 7 partite?”

“Purtroppo ho avuto un problemino al ginocchio, però a Forlì ho trovato la mia consacrazione, perché mi è stata garantita continuità. Ho giocato, ho segnato i primi gol in Serie D e ho sentito veramente tanta fiducia. Soprattutto è un contesto bello dove poter fare calcio e sono riuscito ad uscire al meglio da quell’anno. Avevo fatto quella scelta perché, come ho detto, avevo bisogno di un ampio minutaggio per poi affermarmi in questa categoria”.

“Come ti sei sentito quando sei riuscito a timbrare per la prima volta il cartellino nello 0-3 con il Salsomaggiore?”

“Quello è stato un momento importante, perché lì ho acceso la miccia per tutto il resto della stagione e per tutto il girone di ritorno. Quella partita era la prima di ritorno e quel gol mi ha dato tanta consapevolezza e tanta forza, perché non era un momento facile: sono stato afflitto da problemi fisici e faticavo a ritagliarmi spazio, ma da quel momento in poi è stato tutto un crescendo. Quando ho visto la palla entrare dentro sono esploso, perché ero contentissimo”.

“Quanto è stata avvincente la partita con la Pistoiese, che vi ha visti perdere 2-3, in cui sei comunque andato a segno?”

“È stata una sfida che ci ha lasciato tanto amaro in bocca, perché da quel momento in poi c’è stato un declino da parte nostra, nel senso che quella gara ci ha spezzato le gambe, poiché per come l’abbiamo disputata e per come siamo rimasti in partita, non meritavamo assolutamente di perdere, ma, purtroppo, il calcio è così: bisogna stare attenti a tutto e conoscere il pericolo. È stata una gara bella da giocare perché era di alta classifica – seconda contro terza -, quindi era ancora tutto in ballo anche per il campionato, però purtroppo non siamo riusciti a portare a casa i tre punti ed è stato un vero peccato: quella sconfitta, a tutti i ragazzi che erano lì quell’anno, non è andata giù”.

“Cosa ti ha portato a scegliere una società ambiziosa come il Lentigione?”

“La scelta è stata molto semplice: l’anno scorso ho avuto diverse chiamate, ho cercato il contesto più giusto, secondo me, per fare calcio, ricercando una società seria. Poi, il direttore Cangini, che conosco dai tempi di Forlì, mi ha voluto portare a tutti i costi a Lentigione. Io mi fido ciecamente del direttore: so che dove va lui – di solito – la squadra fa bene e quindi io ho preso questa decisione anche per merito suo, visto che, comunque, è una persona che ha visto tanto calcio e, quando fa una scelta lui, vuol dire che ci sono delle fondamenta molto solide”.

“E, quindi, com’è il tuo rapporto con il direttore? Quanto spesso vi confrontate?”

“Tutte le volte che ci vediamo parliamo. È un rapporto molto schietto e trasparente: quello che c’è da dire ce lo diciamo in faccia, ci sentiamo spesso, ma è un rapporto che non va oltre. Si parla di campo, a volte anche di altro a 360°. È un bel feeling e sono molto contento di questo.

“Il primo match da titolare, per te, è stato contro il Carpi: come ti sei sentito, visto che, oltre tutto, avete fermato la squadra che ha poi vinto il titolo?”

“In realtà, dopo la partita siamo usciti tutti molto arrabbiati, perché, per quanto il risultato indicasse un pareggio, noi non eravamo soddisfatti della prestazione: non avevamo fatto una bella partita, poiché avremmo potuto e dovuto vincerla tranquillamente. Loro sono una squadra veramente forte, che ci ha messo sotto per lunghi tratti della partita, anche con l’uomo in meno, poi c’è stata la parità numerica nel secondo tempo, però diciamo che quell’incontro potevamo e dovevamo cercare di giocarcelo meglio. Tuttavia sono percorsi di crescita, dopotutto era una delle prime partite dell’anno e quindi ci poteva stare”. 

“Quanta voglia di rivalsa hai dopo gli infortuni e la squalifica? Qual è il tuo obiettivo per la prossima stagione?”

“Io adesso mi sto ancora rimettendo a posto dall’infortunio alla spalla, a cui mi sono operato due mesi fa. Quest’anno ho veramente tanta fame di riprendermi da tutto quello che è accaduto in questa stagione, perché è stata sfortunatissima. Ho sofferto, ma sono convinto che con il lavoro e la dedizione tutto torni: come nel calcio, anche nella vita, se fai bene tutto ti viene restituito, quindi è un cerchio che si deve chiudere. È stato un campionato difficile, ma sicuramente questo sarà diverso e ci sarà il massimo impegno per ringraziare la società, il direttore e tutti quanti, che mi hanno voluto tenere, che mi vogliono dare grandi opportunità e che credono in me. Hanno speso parole molto belle in mio favore e mi ha fatto tanto piacere, soprattutto nei momenti complicati degli infortuni. Però, purtroppo, il calcio è così: ci può stare e bisogna metterlo in conto. Questo è stato un capitolo abbastanza sfortunato – può capitare – però sicuramente quest’anno ci sarà ambizione di dimostrare tanto”.

“La società, avendoti confermato, ha insomma condiviso quanto tenga a te: quanto è importante avere questa fiducia, nonostante un’annata non proprio semplice?” 

“Per me questa è linfa: io ho bisogno di questo e sono molto orgoglioso, anche per questo motivo dico che ho voglia di dimostrare tanto e di ripagare tutta la fiducia che mi è stata data, quindi sicuramente sono molto contento di ciò”.

“Quanto mancherà, secondo te, magari anche solo dal punto di vista umano, nel gruppo, un giocatore come Formato?”

“Era l’uomo con più anni e fa parte dei ragazzi che ci hanno inserito all’interno del gruppo e ci hanno dato la via da percorrere. Sarà un attaccante difficile da sostituire per i gol e le caratteristiche, ma sicuramente il direttore si starà muovendo per trovare giocatori all’altezza, con cui cercheremo di sopperire a questa mancanza”.

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