Ottobre 3, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

Le giovanili all’Atalanta, la Serie C con Zaccagni e l’Ascoli di Petagna e Jankto – La nostra intervista a Valerio Nava, difensore (e non solo) del Lentigione

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Abbiamo avuto il grande piacere di intervistare Valerio Nava, calciatore del Lentigione, capace di ricoprire tantissimi ruoli. Avevamo per lui tante domande a cui non si è sottratto, dandoci anzi risposte davvero interessanti. Siamo partiti dal settore giovanile dell’Atalanta – che l’ha visto giocare contro atleti come Romagnoli, Politano e non solo – e, passando dal Cittadella di Zaccagni, siamo arrivati alla sua avventura con il Lentigione, che ha intrapreso da poco. Ringraziamo vivamente sia l’atleta che la società per la disponibilità.

Foto Barbara Bastoni

“Cominciamo dalla tua esperienza nel settore giovanile dell’Atalanta: quali sono i compagni o gli avversari che più ti hanno stupito e qual è la cosa più importante che hai imparato?”

“Il settore giovanile dell’Atalanta, ancora prima che come calciatore, ti forma un po’ come uomo. Quello, secondo me, è un valore aggiunto che hanno loro, oltre ad allenatori tutti bravi e preparati, che ogni anno ti fanno imparare qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda i giocatori più forti, lì per lì, nel settore giovanile fai fatica a distinguerli. Sono stato nella Primavera con tanti ragazzi che adesso giocano in Serie A e anche nelle altre squadre c’erano dei talenti, però a quell’età era ancora un po’ presto per dire chi era un po’ più forte. C’erano tanti giocatori bravi”. 

“Hai giocato per circa un quarto d’ora nel torneo di Viareggio contro la Roma. Visto che in campo c’erano giocatori come Romagnoli, Politano, Barba, Ricci, Verre e non solo, adesso che riguardi la partita, pensi al fatto che hai giocato contro di loro?”

“Sicuramente erano giocatori forti, poi io là ero con i ragazzi di un anno più grandi di me, perché loro erano del ‘93, quindi, a maggior ragione, mi sembravano molto bravi, infatti poi sono arrivati tutti a fare quello che stanno facendo”. 

“Hai esordito in Serie B giocando come terzino sinistro contro il Siena in una partita vinta 2-1 e che hai giocato, peraltro, per intero. Che emozione è stata?”

“E’ stato bello, perchè, oltretutto, è stata una partita vinta 2-1 verso la fine su un calcio d’angolo. Esordire in Serie B è sempre una bella emozione: è stato bello, è un ricordo che mi porterò sempre”. 

“Sei riuscito a collezionare quasi 10 presenze in Serie B con il Novara, quindi, seppur siate retrocessi dopo i play-out, come valuti questa tua esperienza?”

“A livello personale, è stata un’esperienza un po’ sfortunata, nel senso che sono partito bene, giocando quasi tutte le partite. Poi, purtroppo, ho avuto un infortunio a dicembre, che mi ha tenuto fuori un po’. Poi non stavamo andando benissimo, c’era qualche problema. In estate, poi, mi sono dovuto operare di nuovo. Diciamo che, per quanto riguarda me stesso, non è stato un anno fortunatissimo, ma mi è servito per crescere”. 

“Con la Spal siete rimasti imbattuti da febbraio fino alla fine del torneo. Quanto ti ha aiutato a maturare quell’avventura in Serie C?”

“Molto, perché venivo da sei mesi dove avevo giocato poco e, quando sono arrivato, c’era mister Semplici che ci ha dato una grande mano, anche a me, personalmente. Avevamo fatto un gran girone di ritorno e, quindi, anche quella è un’esperienza che valuto molto positivamente”. 

“Sei poi tornato in B con l’Ascoli, hai giocato con gente come Jankto e Petagna. Chi ti ha stupito di più di questi compagni sia in allenamento che in partita?”

“Quella squadra era forte perchè davanti c’erano Cacia e Pérez, c’era Giorgi in mezzo al campo. Era una situazione un po’ particolare, però era una formazione molto attrezzata. Petagna già lo conoscevo da quando era al Milan; con l’Atalanta ci siamo incontrati spesso. Era un giocatore che già faceva la differenza, anche là”. 

“A gennaio del 2016 sei arrivato al Cittadella e hai giocato diverse partite in una squadra che poi ha vinto il campionato e ottenuto la promozione in Serie B, dove  milita tuttora. Qual è la cosa che ricordi più volentieri di questo capitolo della tua carriera?”

“Sicuramente era un ambiente dove – per un giovane ed in generale – si lavora molto bene. Lo dimostrano anche i risultati: negli ultimi anni hanno rischiato spesso di arrivare in Serie A e, ovviamente, il fatto di vincere il campionato è una cosa che non succede tutti i giorni. Quindi anche quella è un’emozione che mi rimarrà”. 

“Parlando ancora dei Granata, c’è qualcosa di Zaccagni che ti ha sorpreso? Avete giocato assieme sulla stessa fascia”

“Sì, lui si vedeva che, qualitativamente, era molto bravo. Faceva la mezz’ala, giocava un po’ più indietro rispetto ad adesso e già allora era forte. Prima che crescesse così tanto era difficile dire fino a dove sarebbe potuto arrivare, però, sicuramente, già lì le qualità si vedevano”.

“Con la Juve Stabia sei riuscito ad ottenere una trentina di presenze e a disputare un campionato importante, arrivando 4°. Non eri riuscito a giocare tutte queste partite in un campionato con le squadre precedenti, quindi quanto è stata importante questa tua avventura?”

“E’ stato significativo perché, comunque, riuscire a fare una stagione giocando tante partite è importante a livello personale: sia sotto l’aspetto del fisico, sia sotto quello della fiducia. E’ stata un’annata ottima, anche sotto il profilo di squadra, perché era un undici forte ed è stato un peccato uscire ai play-off, perchè saremmo potuti arrivare più avanti. Tuttavia, sicuramente, è stata anche un’annata molto formativa: per l’ambiente, per uno stile di vita diverso. E’ stato molto importante per me”. 

“Con il Rimini avete fatto di tutto per cercare di non retrocedere ma non ci siete riusciti, ma c’è qualcosa che ti porterai sempre con te di quella esperienza?”

“Io, a Rimini, adesso ci vivo. Quindi, sicuramente è stato un passo importante: ho conosciuto la mia ragazza lì. Dunque è una città che, a prescindere, mi ha dato molto. Comunque, è stata un’esperienza formativa, perchè sì, abbiamo fatto i play-out, era un’esperienza nuova per me, però, salvarsi anche tramite delle partite – diciamo così – tirate, a livello emotivo, ti dà molto e anche quella è stata un’esperienza diversa”. 

“Alla Vis Pesaro ti contendevi la maglia da titolare con Giraudo e Carissoni, che oggi sono in B. Questo era per te uno stimolo in più?”

“Sono due ragazzi più giovani di me che sono, prima di tutto, delle persone molto serie e con cui avevo un bellissimo rapporto. Ancora oggi capita che ci sentiamo e sono contento che siano dove sono ora. Quando c’è una competizione sana che fa crescere tutti è una cosa stimolante”.

“Hai giocato in tantissimi ruoli. Sai usare sia il destro che il sinistro, quindi, oltre a ciò, qual è la tua caratteristica che ti permette di giocare in così tante posizioni del campo”. 

“Quello lo impari un po’ col tempo. Diciamo che, quando fai più ruoli, ogni zona in cui giochi ti lascia qualcosa. Quindi, sicuramente, la capacità di poter giocare in più ruoli è un valore aggiunto, credo, perchè dà la possibilità, a chi ti allena, di poterti schierare in più posizioni ed è una risorsa anche per te, perchè puoi avere più possibilità”.

“Con la Pergolettese, qual è la partita che ricordi più volentieri? Quella che vorresti cancellare?”

“Diciamo un po’, forse, l’inizio. Arrivavo dopo non aver fatto il ritiro e, magari, fisicamente non ero al 100%, dunque nelle prime partite non ero nella condizione ottimale, quindi ho fatto fatica. Non c’è una gara in particolare che ricordo in modo negativo. Di positivo c’è il fatto che, comunque, per la prima volta dopo tanti anni, abbiamo portato la squadra ai play-off, che, là, era una cosa che non succedeva da tempo”. 

“Dopo tanta Serie C sei approdato in D, vestendo i colori di Cynthialbalonga e Montebelluna. Quali sono le differenze più grandi che hai potuto constatare tra calcio dilettantistico e tra quello dei professionisti?”

“Le differenze sono, soprattutto, a livello di organizzazione generale. C’è anche il fatto dei giovani: in D devono giocarne quattro obbligatoriamente, mentre in C si usa la valorizzazione, non è obbligatorio. Quindi le squadre vengono costruite molto in quest’ottica. Sicuramente sono due categorie completamente differenti, però adesso anche in Serie D il livello si è alzato, quindi, sotto quell’aspetto, troppe differenze non ce ne sono. Però, a livello di organizzazione, sì”. 

“Hai giocato due partite di qualificazione alla Conference League con La Fiorita, che emozione è stata per te? Nonostante tu abbia potuto provarlo per poco tempo, quanto diversamente si vive il calcio a San Marino?”

“Quello non te lo so dire bene, nel senso che il campionato interno non lo conosco. Però, sicuramente, il fatto di giocare due partite in Europa è una cosa molto stimolante. E’ stato divertente, oltre che bello. Anche il fatto di andare a giocare fuori, contro squadre che, comunque, sono organizzate, in stadi pieni di gente, in un’atmosfera diversa, è stato bello. E’ stata una grande esperienza”.

“Qual è il compagno di squadra che ti ha stupito di più finora a Lentigione?” 

“Ancora è presto, te lo dico tra un po’”. 

“Questa tua nuova avventura in D è cominciata con una vittoria e due pareggi in cinque partite, quali sono le vostre ambizioni per questa stagione?”

“Noi, ancora, stiamo lavorando per migliorare un po’ di cose. Sicuramente è una squadra che ha delle qualità, ma l’obiettivo, sinceramente, non te lo so dire. Certamente cercheremo di fare meglio di quello che hanno fatto l’anno scorso. Tra qualche mese vedremo a che punto saremo e, dopo, lì, appunto, si potrà dire quale sarà il nostro obiettivo. Adesso è un po’ presto”.

“Anche a Lentigione stai giocando in diversi ruoli, ma ti diverti di più nel ruolo di braccetto o in quello di esterno a tutta fascia?” 

“Credo che, ormai, io mi diverta un po’ di più giocando come braccetto. Più si cresce, più dopo, magari, la gamba non è più la stessa di prima. Quindi, anche come struttura, è un ruolo che ho sempre fatto, che adesso mi piace quasi di più”.  

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