Dicembre 9, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

La storia del “Ragno Nero”, dalle fabbriche dell’URSS al pallone d’oro

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Lev Jašin è stato uno dei più grandi portieri della storia del calcio. Nato nell’ex URSS, divenne un campione assoluto nel suo paese, e arrivò a vincere il pallone d’oro nel 1963 (unico portiere della storia a vincere tale competizione). Ma, oltre ad essere stato un grande portiere, Jašin (o Yashin) è stato un campione anche nella vita che, partendo dal basso, è riuscito a fare grandi cose.

L’infanzia e gli inizi

Nacque a Mosca il 22 Ottobre 1929, da una famiglia di operai dell’industria pesante. Durante la seconda guerra mondiale, a soli 14 anni si ritrovò a lavorare in fabbrica per rimpiazzare i collegi più anziani che militavano al fronte. Le sue qualità e i suoi riflessi furono notati fin da subito, tanto che a 20 anni venne reclutato dal Ministero per gli affari interni (la Dinamo Mosca) nel settore calcistico, ma dopo una deludente parentesi venne spedito alla sezione dell’hockey sul ghiaccio, dove vinse la Coppa sovietica nel 1953. A seguito dell’infortunio del portiere titolare, nel 1954 venne offerto a Yashin la possibilità di difendere i pali della Dinamo Mosca. Dopo questi fatti, Yashin militò stabilmente in questa squadra per tutta la carriera.

Yashin (al centro) intento a giocare a hockey

La Dinamo Mosca

Come detto prima, Yashin militò in questa squadra per tutta la carriera (durata 22 anni), grazie soprattutto alla sua costanza e alle sue doti atletiche fuori dal comune, subendo appena 220 reti in 326 partite. Durante la sua carriera, la squadra vinse ben 5 titoli di campione nazionale sovietico (quelli del 1954, 1955, 1957, 1959 e 1963) e tre coppe dell’URSS (1953, 1966-67, 1970). Il periodo in cui Yashin giocò alla Dinamo Kiev fu il più prolifico della storia del club, che riuscì anche a piazzarsi in seconda posizione del campionato ben 6 volte (nelle stagioni 1950, 1956, 1958, 1962, 1967 e 1970).

L’anno più importante della carriera di Yashin in quel periodo fu però sicuramente il 1963, anno in cui vinse il pallone d’oro, vincendo anche il campionato (subendo appena 6 reti in 27 partite). Nel ritirare il premio, Yashin mostrò anche grande umiltà dicendo che, secondo il suo parere, il Jugoslavo Vladimir Beara, un altro grande portiere della storia, fosse più forte di lui.

Yashin in allenamento (immagine del 1960)

La nazionale

Durante la sua lunga carriera, Yashin militò stabilmente anche nella nazionale dell’URSS, con cui partecipò ad un edizione delle olimpiade (vincendole), a due europei (di cui uno vinto) e a quattro mondali.

Entrò a far parte del giro della nazionale nel 1954, e dopo due anni venne convocato per il torneo estivo delle Olimpiadi estive di Melbourne. Durante tutto il torneo subì solamente 2 reti, trascinando la sua nazionale al titolo olimpico ai danni della Jugoslavia, battuta in finale 1-0. durante questo torneo Yashin ottenne il soprannome di “Ragno Nero”, per via della divisa scura che era solito indossare.

Nel 1958, nel mondiale in Svezia, arrivò quarto perdendo proprio contro i padroni di casa.

Nel 1960 si aggiudicò l’europeo (aiutato anche dal ritiro della Spagna ai quarti di finale), subendo anche in questa occasione soltanto 2 reti. La squadra, nell’ordine, sconfisse agli ottavi l’Ungheria, la Cecoslovacchia in semifinale e le Jugoslavia per 2-1 in finale.

Dopo la sconfitta dell’URSS ai quarti nel mondiale del 1962 per mano del Cile, Yashin fu aspremente criticato per le sue prestazioni all’altezza, a tal punto che il giornale francese l’Equipe lo definì alla fine della carriera. All’età di 33 anni, Yashin prese in considerazione l’idea di appendere i guantoni al chiodo, salvo poi ripensarci.

Nel 1963 la sua fama si diffuse ancor di più dopo la sua fantastica prestazione in un amichevole internazionale contro l’Inghilterra, dove, nonostante giocò solo un tempo, esaltò il pubblico con le sue parate, mantenendo la rete inviolata per 45′. La partita si concluse però 2-1 per gli inglesi.

Nel 1964 si laureò vicecampione d’Europa nell’europeo svoltosi in Spagna. Si distinse soprattutto durante gli ottavi contro l’Italia, in cu sforno delle ottime prestazioni; all’andata a Mosca, i sovietici trionfarono per 2-0, mentre la partita di ritorno a Roma (dove Yashin parò un rigore a Sandro Mazzola) terminò 1-1. Gli azzurri vennero così eliminati, ma i sovietici persero in finale contro la Spagna per 2-1.

Nel 1966 arrivò quarto al mondiale (miglior piazzamento della sua storia), venendo eletto anche miglior portiere della compeitizione.

Disputò la sua ultima partita in nazionale nel 1967, venendo poi convocato come riserva nel mondiale del 1970, all’età di quarant’anni. In totale, in nazionale giocò 74 partite, subendo 68 goal e ottenendo 23 clean sheet.

La fine della sua storia

Nel 1971, all’età di 41 anni, Yashin giocò la sua ultima partita in uno stadio Lenin gremito, a Mosca. Nonostante la sua grandissima fama, nella carriera arrivo a guadagnare solamente 200 Rubli al mese (l’equivalente, all’epoca, di un insegnante di educazione fisica). Dopo la fine della sua carriera, andò incontro ad una serie di problemi di salute: nel 1948, a seguito della diagnosi di una grave forma di tromboflebite, gli venne amputata una gamba. Nonostante la menomazione, dimostrando una grande forza d’animo, accettò comunque di accompagnare la nazionale sovietica alle olimpiadi di Seul (dove l’URSS vinse la sua seconda medaglia d’oro). Poco dopo questi avvenimenti gli venne diagnosticato un tumore allo stomaco, e i medici purtroppo no riuscirono a curarlo. Morì il 20 Marzo 1990.

Questa, signori, non è solo la storia di uno dei più grandi portieri di sempre. Questa è anche la storia di un uomo, di un uomo che ha lottato durante tutta la sua vita, anche durante i momenti difficili, con una, grande passione: lo sport. Non ha solo giocato come portiere, lui ha reinventato il ruolo del portiere, spostando la sua presenza anche al di fuori dell’area di rigore, e fu tra i primi a guidare di persona la linea difensiva della propria squadra. Oggi è ancora ricordato con il premio Yashin, che elegge ogni anno il miglior portiere dell’anno. Inoltre, nel 2020 è stato nominato dalla FIFA miglior portiere della storia, sopra a Gianluigi Buffon e Manuel Never. Insomma, Yashin non è stato un grande portiere, è stato una leggenda di tutto lo sport.

Se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere. In quel momento, non importa quello che hai fatti in passato, perché sembra non avere futuro.

Lev Jašin 

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