Maggio 18, 2024

Olympiakos-Panathinaikos: storia del Derby degli Eterni Nemici.

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La Grecia, una terra sin dagli albori dell’umanità ricca di guerre e scontri accesissimi: basti pensare che il popolo greco è passato alla storia come il popolo della doppia faccia, da un lato la filosofia e la sapienza ateniese, dall’altro la sete di sangue e la potenza militare spartana. Questa contrapposizione è rimasta fino a noi, e gli ateniesi sono sempre passati se vogliamo come la parte “pacifica” della Grecia; beh, sappiate che è una grande cavolata. Nella loro storia, gli Ateniesi si sono sempre contraddistinti per la loro brutalità, basti pensare al massacro dell’isola di Melo, e non erano decisamente secondi agli Spartani, anzi, probabilmente erano pure peggio. Ma perché sto parlando della storia greca per trattare di una partita di calcio? Beh il motivo è molto semplice: Olympiakos-Panathinaikos non è un semplice derby, è una vera e propria battaglia.

 Ντέρμπι των αιωνίων αντιπάλων, così è chiamata in patria questa partita, la traduzione? “Derby degli eterni nemici”; oppure ancora, Μητέρα των μαχών, “Madre di tutte le battaglie”. Insomma, capite che non è una partita normale: quando ad Atene arriva il giorno del derby, si sa già che quel giorno le forze dell’ordine avranno molto da fare: risse, insulti, petardi, scontri tra tifoserie; tutto questo e molto altro può accadere, basti pensare che l’ultimo “Derby degli eterni nemici” è stato sospeso a causa di un petardo lanciato in campo che ha ferito il calciatore del Panathinaikos Junakar, trasportato in barella all’ospedale subito dopo. Ma basta chiacchiere, iniziamo a parlare un po’ della storia di queste grandi squadre, e di come è nata la loro rivalità, dando per prima cosa uno sguardo alla storia di questi due club.

Olympiakos: la storia della squadra del popolo.

Iniziamo a parlare delle squadre di cui tratteremo la rivalità, partendo dall’Olympiakos. La squadra venne fondata il 10 Marzo 1925 nel Pireo, il porto di Atene: nata sui principi di moralità ed equità, essa ha quindi un origine molto umile, ed è tradizionalmente infatti la squadra che rappresenta le classi meno abbienti della capitale greca: il nome invece deriva, come facilmente intuibile, dai giochi olimpici, una delle più famose tradizione della Terra degli Dei.

I fondatori dell’Olympiakos

L’inizio della storia di questo glorioso club fu turbolenta: infatti in origine, a causa di dissidi con la lega, non parteciparono al campionato greco, giocando solo il campionato del Pireo, con AEK e Panathinaikos, formando così il famoso P.O.K; nel 1930 però, il club decise di rientrare nel campionato Paraellenico (questo era il nome della Lega), e la prima vittoria arrivo l’anno dopo, nel 1931. Questa vittoria diede inizio ad un glorioso ciclo per la squadra che vinse 6 titoli, restando imbattuta per due anni tra il 1936 e il 1938, fino all’invasione della Grecia da parte dell’Asse nel 1940.

Il campionato ricominciò nella stagione 1946-47, nonostante la guerra civile in Grecia, e l’Olympiakos vinse campionato e coppa, ripetendosi anche l’anno dopo, vincendo il campionato ai danni del PAOK. Il decennio tra 1950 e il 1960 è ricordato invece come epoca d’oro del club: in 10 anni vinsero infatti 7 campionati e altrettante coppe, cucendo sulla lor maglia la prima stella della storia del club, e vincendo il campionato per 6 anni di fila; nell’anno del decimo titolo, il 1954, arrivarono davanti agli eterni rivali del Panathinaikos per soli 3 punti. Dopo questi anni al club venne dato il soprannomi di “Leggende”.

Andreas Mouratis, storico capitano della squadra tra il 1945 e il 1955

Nel Settembre 1959 avvenne il debutto europeo delle Leggende: originariamente doveva essere contro il Besiktas, ma per motivi politici la trasferta fu annullata e si trovarono ad affrontare il Milan: la partita finì 2-2; da segnalare anche nella stessa stagione la vittoria in Coppa di Grecia contro il Panathinaikos. Tra il 1965 e il 1967 arrivarono altri due campionati vinti, grazie allo storico allenatore ungherese della squadra Bukovi; in seguito l’allenatore fu costretto a tornare nel suo paese a causa del regime militare stanziatosi in Grecia, tra le lacrime dei tifosi.

Come detto prima, tra il 1967 e il 1974 in Grecia si stanziò un regime militare, e ciò provocò una forte crisi nel paese: in questo periodo il club era visto malamente dalle autorità, ma riuscì comunque a vincere la Coppa di Grecia (di nuovo contro il Panathinaikos) nel 1968, e un’ulteriore coppa nel 1971, anno della prima ribellione del popolo nei confronti del dittatore Papadopoulos, arrivata durante la finale di Coppa delle Coppe Real Madrid-Chelsea.

Gli anni tra il 1973 e il 1975 sono ricordati come gli “anni d’oro”, poichè il club ebbe molte vittorie grazie all’arrivo del nuovo presidente Nikos Goulandris: nel 1972-73 il club vinse il settimo “Double” della storia, vincendo coppa e Scudetto, totalizzando 94 punti e una sola sconfitta; nella stagione 1973-74 fu vinto nuovamente il campionato, con 102 gol fatti e 14 subiti; infine, nella terza e ultima stagione di questi tre anni d’oro, il club trionfò nuovamente sia in coppa che in campionato, arrivando così a 20 trionfi totali nella competizione.

Dopo che il campionato Greco divenne professionistico, le Leggende ebbero un rinnovamento societario: venne eletto un nuovo presidente, ovvero Miltiadis Marinakis, e fu adottato un nuovo inno; in seguito vinsero altri 4 tornei nazionali di fila (dal 1980 al 1984), realizzando così un altro storico filotto. Nel 1981 ci fu anche la famosa tragedia del Gate 7, la più grave della storia del calcio greco, dove dopo la partita Olympiakos-AEK Atene, nella calca del post partita, a causa di un cancello non aperto correttamente, persero la vita 21 persone; in loro memoria, riportiamo in seguito i loro nomi e le loro età, così come sono riportate ancora oggi nello stadio di casa del club in un monumento in loro memoria: Panagiotis Toumanidis, 14 anni; Kostas Sklavounis, 16 anni; Ilias Panagoulis, 17 anni; Gerasimos Amitsis, 18 anni – tifoso dell’AEK Atene; Yannis Kanellopoulos, 18 anni; Spyros Leonidakis 18 anni; Yannis Spiliopoulos, 19 anni; Nikos Filos, 19 anni; Yannis Dialinas, 20 anni; Vassilis Machas, 20 anni; Efstratios Lupos, 20 anni; Michalis Kostopoulos, 21 anni; Zographoula Hairatidou, 23 anni; Spyros Andriotis, 24 anni; Kostas Karanikolas, 26 anni; Michalis Markou, 27 anni; Kostas Bilas, 28 anni; Anastasios Pitsolis, 30 anni; Antonis Kouroupakis, 34 anni; Christos Hadjigeorgiou, 34 anni; Dimitrios Adamopoulos, 40 anni.

Una coreografia dei tifosi in memoria delle vittime del Gate 7

Superata questa triste parentesi, che però era dovuta, torniamo a parlare di calcio, lo sport più bello del mondo: l’Olympiakos, dopo la vittoria del campionato 1987, si ritrovò in una pesante crisi, a causa della pessima gestione da parte dell’ex presidente Giorgio Koskotas: tolti alcuni sporadici trionfi in Coppa, le Leggende non vinsero nessun trofeo fino al 1996, dove tornarono a trionfare in campionato; riuscirono inoltre a raggiungere uno storico quarto di finale in Coppa UEFA nel 1993, dove furono poi eliminati dall’Atletico Madrid.

Con l’arrivo alla presidenza nel 1993 di Socrates Kokkalis, il club ebbe una vera e propria rinascita, e riuscì nell’impresa di vincere ben 7 campionati di fila: in questo periodo inoltre la squadra si spostò ufficialmente dallo Stadio Karaiskasis, ex stadio di casa, allo Stadio Olimpico di Atene, dando il via così ad una nuova era per il club. Dopo i 7 trionfi di fila in campionato, il club ne vinse altri 5 consecutivi tra il 2005 e il 2009, realizzando anche 4 double, e mantenne una buona presenza nelle coppe europee.

L’ex presidente Socrates Kokkalis

Nel 2010, precisamente il 18 Giugno, venne eletto Vangelis Marinakis alla guida del club, ricordato come il presidente dell’era moderna, tifoso delle Leggende sin da bambino, essendo figlio di un altro storico presidente del club, ovvero Miltiadis Marinakis: oltre che in campo, egli si è reso protagonista fuori, collaborando in diverse collette per cause umanitarie, come ad esempio alla “Lotta alla Povertà” in collaborazione con le nazioni unite. Sul campo, al suo primo anno la squadra vinse il campionato, e nell’anno successivo (2012) ottenne sul campo il 15esimo double della sua storia.

Successivamente, è arrivata anche la quarta stella della storia del club: sotto la guida dell’allenatore spagnolo Mitchell Gonzalez, subentrato a Leonardo Jardim, la squadra ha vinto il suo 40esimo Campionato, oltre alla 26esima coppa, battendo in finale l’Asteras Tripoli per 3-1.

E siamo giunti così praticamente ai giorni nostri: l’Olympiakos continua ad essere probabilmente la squadra più importante della Grecia, protagonista in campo e fuori, avendo anche partecipato come società a molti progetti umanitari: negli anni molti campioni del calcio mondiali più recente hanno anche rivestito la sua maglia, come Yaya Toure e Rivaldo. Detto ciò, ora andiamo a vedere la storia degli storici rivali, ovvero il Panthinaikos.

Panathiniakos: gli eterni secondi

Ora passiamo all’altra parte di Atene, che, nonostante sia nata prima dei rivali, è comunque considerata la “seconda” squadra della città.

Il club venne fondato nel 1908 da Giorgios Kalafatis, un ex calciatore che aveva partecipato alle olimpiadi nel 1906, e che insieme ad altri soci aveva realizzato la volontà di fondare una società interamente dedicata al calcio. Dopo la fondazione e le prime partite ufficiali, che attirarono i primi tifosi, Kalafatis ebbe uno screzio con Marinakis, il dirigente che deteneva il possesso della maggioranza del club: Kalafatis quindi si ritirò e decise di fondare una nuova squadra, il Panellinios Podosferikos Omilos, dove venne presto raggiunto dai membri della vecchia società.

Una foto di Kalafatis

Dopo la prima guerra mondiale, il club adottò il nuovo nome di Panellinios Podosferikos ke Agonistikos Omilos (nome che nel 1922 venne nuovamente cambiato nel nome che conosciamo oggi), e insieme ad esso anche lo storico simbolo del trifoglio e il caratteristico colore verde del club; la squadra però, diventata ufficialmente una polisportiva, non potè giocare ufficialmente fino al 1923, non avendo un proprio stadio: la società riuscì a reperire un campo presso il centro Kontouriotis, dove il club iniziò finalmente a giocare delle partite ufficiali; lo stadio vero e proprio, il Leoforos, venne inaugurato poi solamente nel 1938.

Negli anni 30′, a parte una vittoria del Campionato Greco nel 1929-30 e una in Coppa nel 1939-40, il club non ottenne grandi risultati, soprattutto a causa di alcuni dissidi all’interno della società. Nel dopoguerra invece, dopo aver recuperato il possesso del proprio stadio, caduto in mano ai nazisti, il club iniziò ad ottenere sempre più risultati utili: nel 1948 e nel 1952 vinsero il loro secondo e terzo titolo, iniziando anche ad avere sempre più tifosi e rendendo quelli che già aveva più uniti.

Lo stadio Leoforos

Nel 1959 nacque ufficialmente in Grecia l’lpha Ethniki, il campionato ancora oggi attivo, che si ispirava sul modello di un unico girone all’italiana e andava a sostituire il precedente, ormai desueto. Il PAOK subito si impose all’interno di questa competizione e, grazie anche al fondamentale apporto del “Generale” Dīmītrīs “Mimīs” Domazos, una delle più grande icone del club, vinsero sei titoli consecutivi, e nel 1970 ottennero la prima stella della storia del club, arrivando a 10 titoli vinti. In questo periodo avvenne anche uno storico momento per il calcio greco: nel 1964 infatti, il tecnico del PAO Stefan Bobek adottò per la sua squadra il 4-3-3, prendendo spunto dallo Shamrock, diventando così il primo ad aver mai adottato uno stile di gioco del genere in Grecia.

Il 1970 è ricordato come un anno storico per tutto il calcio greco: infatti il PAO, guidato in panchina da Ferenc Puskas, raggiunse miracolosamente la finale di Coppa dei Campioni, che purtroppo perse 2-0 contro l’Ajax; questo risultato permise al club di giocare anche la coppa Intercontinentale, a causa della rinuncia degli olandesi, in cui però purtroppo non ottenne grandi risultati. La squadra continuò ad ottenere buoni risultati per tutti gli anni 70′, e nel 1979 venne acquistato da Yiorgos Vardinogiannis, un imprenditore televisivo, che istituì la prima squadra femminile in Grecia, proprio all’interno del mondo PAOK; in seguito il Panathinaikos vinse due ulteriore Double negli anni 1984 e 86, confermando così la buona strada intrapresa dalla nuova società, coronata da un’ulteriore semifinale europea in Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool.

Lo storico presidente Vardinogiannis

Nel 2000 il presidente Vardinogiannis si dimise, e al suo posto salì il figlio Giannis. A causa delle prestazioni altalenanti della squadra, il nuovo presidente decise di cambiare filosofia societaria e aziendale: dopo una serie di cambi allenatore, la squadra riuscì a ritrovare una serie costante di vittorie solamente alcuni anni dopo; nel 2008 però ci fu un nuovo cambio di presidenza, e salì al potere Nikos Pateras. Questo cambio però non fece bene al club che, dopo una serie di mercati abbastanza importanti, si trovò costretto a svendere i suoi giocatori per ridurre il monte ingaggi. La società fu quindi rilevata nel 2012 a costo zero da Ioannis Alafouzos, che , avviando un’ottima politica societaria, ha salvato il club dal fallimento: ha infatti riportato la squadra ad essere una delle più importanti in Grecia, come la conosciamo noi oggi.

Storia del Derby: testimonianze, fatti e curiosità.

Ora invece andiamo ad analizzare più nel dettaglio la storia di questo stupendo derby, descritto da diversi calciatori che lo hanno giocato, tra cui ricordiamo Rivaldo, come il più impressionante che abbiano mai visto; molti di loro hanno inoltre affermato che già settimane prima della partita in città si inizia a respirare aria di derby, per far capire quanto esso sia sentito. Tra i vari testimoni c’è anche Paulo Sousa, che ha affermato che questo derby in quanto a emozioni, intensità e atmosfera sia davvero incredibile da vivere.

“Ho segnato due volte al mio esordio nel derby contro il Panathinaikos: è stata un’emozione incredibile, che mi porterò dietro sicuramente per tutta la vita”

Rivaldo

Sin dalla nascita dei due club, era destino che ci fosse una rivalità: di fatto si tratta di centro città contro porto, ricchi contro poveri; i tifosi dell’Olympiakos sono infatti chiamati “venditori di pesce” dai rivali, mentre il soprannome dato a loro ai tifosi del PAOK è quello di “conigli”, poiché insinuano che prima dei grandi derby abbiano l’abitudine di fuggire sulle montagne. Oltre a quelle ideologiche e di posizione, la rivalità ha un origine ben precisa: nel 1933, la nazionale greca, che comprendeva 9 giocatori dell’Olympiakos ma nessuno del Panathinaikos, venne sconfitta 8-1 dalla Romania; al ritorno in nave dei giocatori, i tifosi del PAOK iniziarono a ridicolizzare al porto di giocatori della squadra rivale, con il derby in programma la settimana successiva, portando così le due tifoserie a diversi scontri; è stata, se vogliamo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questo fatto è stato raccontato da Achilleas Grammatikopoulos, allora portiere della nazionale greca e dell’Olympiakos: “tornati al porto, i tifosi erano furiosi con noi- dice l’ex portiere- i miei compagni provarono a scusarsi dando la colpa al campo fangoso, ma ormai il danno era fatto; la settimana dopo poi perdemmo anche il derby”

Una foto di Grammatikopoulos

Durante tutta la storia del derby, non si può scegliere una delle due squadre come superiori, poiché, in vari periodi, entrambe hanno avuto grandi momenti di splendore: certo, l’Olympiakos ha vinto più titoli nazionali, ma il PAOK ha raggiunto la finale di Coppa dei Campioni, unica squadra greca a riuscirci. Come ha detto anche Krzysztof Warzycha, miglior marcatore della storia del Panathinaikos, prevedere il risultato della partita è impossibile: “è sicuramente la partita più bella e imprevedibile di tutta la Grecia- ha detto il polacco in un’intervista- se ne inizia a parlare settimane prima, e in campo può succedere di tutto; ricordo che una volta, con tutte le interruzioni date dall’arbitro, siamo arrivati a far durare la partita 3 ore”. Questa grande tensione per queste partite è sicuramente alimentata anche dai giornali sportivi: solo in Grecia ce ne sono 11, e tutti iniziano a parlare del derby settimane prima.

Krzysztof Warzycha con la maglia del PAOK

Un’altra testimonianza dell’importanza del derby in Grecia, e di come lo vivono i giocatori, è quella di Takīs Lemonīs, ex giocatore, allenatore, e soprattutto tifoso dell’Olympiakos: “Quando sono arrivato all’Olympiakos, mi sembrava di vivere un sogno, poiché stavo giocando con i giocatori a cui poco tempo prima volevo chiedere autografi -ha affermato il giocatore in un’intervista- per noi tifosi, il derby non è solo una questione di punti: è una questione di prestigio, e non importa dove il Panathinaikos sia in classifica, loro saranno sempre i nostri più grandi rivali. Per me l’Olympiakos è tutto, mai durante la mia carriera avrei potuto pensare di tradirlo.”

Chi invece è di tutt’altro parere è il portiere Antonis Nikopolidis, che nella sua carriera ha effettuato il trasferimento dal Panathinaikos all’Olympiakos; diventato famoso in patria dopo la vittoria dell’europeo con la Grecia, effettuò questo clamoroso trasferimento nello stesso anno: “la prima stagione fu davvero difficile per me -ha detto l’ex portiere- poiché ho ricevuto moltissimi insulti da parte dei miei ex tifosi; ho invece avuto moltissimo supporto da tutto l’ambiente Olympiakos, e per questo ne sarò sempre grato; anche dai miei ex compagni non ho ricevuto il trattamento che mi aspettavo: ho giocato in quella squadra per 15 anni, e non ritengo meritassi tutto ciò che mi hanno detto dopo il mio addio.”

Nikopolidis con la maglia della Grecia

Dopo aver parlato dei giocatori e delle loro sensazioni dall’interno del campo, parliamo adesso dei veri e propri tifosi: come vivono loro il derby? Come già detto prima, il derby è un vero e proprio evento nazionale, e ad Atene si comincia a sentire settimane prima, nei titoli dei giornali e nelle parole delle persone: c’è chi spera nella vittoria dell’una o dell’altra squadra, e questo tripudio di tensione continua a caricarsi fino al tanto atteso giorno, dove le due tifoserie arrivano allo scontro: le grandi divisioni, politiche e sociali, dei vari gruppi di tifo organizzato, purtroppo portano spesso a scontri violenti dentro e fuori dal campo, con la polizia che deve essere sempre pronta ad intervenire.

Parlando degli ultras del PAOK, essi sono sicuramente molto attaccati alle loro antiche radici: d’altronde, il loro è il club più antico del paese. Avendo la società diverse squadre, il movimento ultras è diviso tra i diversi sport, andando a formare così un vero e proprio gruppo che va al di là del calcio. Durante la sua storia, ha avuto diversi scandali al suo interno, legati a vicende extra calcio, come droghe e violenze, ed è sicuramente una delle tifoserie più pericolose al mondo: essa disprezza fortemente gli avversari, soprattutto a causa delle grandi differenze politiche con i tifosi dell’Olympiakos. Il gruppo più famoso fra i vari tifosi è quello denominato “Gate 13”, fondato nel 1966, ritenuto di estrema destra, e addirittura arrivato ad avere influenze all’interno della società: è questo gruppo che si occupa dei fuochi d’artificio durante i derby, e anche delle varie coreografie. Esso ha una grande amicizia con gli ultras del Rapid Vienna.

Un esempio dei fuochi d’artificio del Gate 13
Gli ultras del PAOK in trasferta a Francoforte

Parlando della tifoseria sponda Olympiakos, la situazione non è molto diversa, eccetto alcune importanti cose, ovvero l’origine dei tifosi e l’orientamento politico: infatti se il PAOK è da sempre considerata la squadra aristocratica, la squadra che viene dall’Acropoli, l’Olympiakos è invece la squadra del popolo, fondata nel Pireo, il porto di Atene, e che quindi rappresenta la maggioranza dei cittadini. Poi, se i gruppi di ultras del Panathinaikos sono di estrema destra, quelli delle Leggende sono invece di estrema sinistra, cosa che incarna perfettamente lo spirito della società. Il più importante gruppo all’interno della tifoseria è sicuramente il “Gate 7”, il cui nome è ispirato alla tremenda tragedia di cui prima abbiamo parlato: quanto a violenza, non sono secondi ai rivali, ma nella loro storia non hanno avuto particolari scandali al di fuori del calcio. I loro più grandi gemellaggi sono con Stella Rossa e Dinamo Mosca, delle quali gruppi ultras vanno a formare il “Triangolo Ortodosso”, una sorta di Triplice Alleanza delle tifoserie. Le loro coreografie sono sicuramente più famose ed imponenti di quelle dei rivali, e su tutte è molto iconica quella in memoria del Gate 7, già messa sopra nell’articolo. Adesso comunque ne potrete vedere delle altre molto belle e famose.

Uno sfottò degli ultras delle Leggende verso le altre grandi squadre europee
Una coreografia contro i tifosi del Milan, che rappresenta il “furto” della coppa ai loro danni.

E questo era il nostro articolo sul grande derby di Atene, il “Derby degli Eterni Nemici”. C’è tanto lavoro dietro, quindi speriamo che lo abbiate apprezzato. Grazie mille per la lettura e la vostra attenzione.

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