Luglio 27, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

Giuseppe Meazza, il “Balilla” che scrisse la storia del calcio

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Giuseppe Meazza è stato un giocatore straordinario che, nonostante siano passati molti anni da quando ha smesso di giocare, bisogna continuare a ricordare per via della sua splendida carriera.

Una macchina da gol. Un giocatore straordinario con caratteristiche uniche: era veloce, aveva un modo di muoversi straordinario, tirava benissimo in porta, era un amante delle giocate acrobatiche ed era dotato di una bravura tecnica pazzesca che gli permetteva spesso di saltare l’avversario con delle giocate e delle finte stupende, che ingannavano sempre chi aveva il duro compito di marcarlo. Segnava in ogni maniera. Uno dei migliori attaccanti di tutti i tempi; le statistiche lo dimostrano, ma, per capire che fenomeno fosse, basterebbe guardare le sue azioni in campo, senza bisogno di controllare i numeri.

Da piccolo

Peppino, nasce nel quartiere di Porta Vittoria nel 1910 e, sin da piccolo, dimostra di amare follemente il pallone. Cresce senza il padre, che muore combattendo durante la Prima Guerra Mondiale. Ha soltanto 6 anni quando comincia a giocare a calcio con gli amici presso i campi di Greco Milanese e Porta Romana con dei “palloni” che erano spesso composti da stracci e che raramente ricordavano la forma sferica che dovevano avere, ma quando si è piccoli ci si accontenta facilmente. A 12 anni, ottiene il consenso della madre e inizia a giocare sui campi regolari con ragazzi uliciani del Gloria F.C, dove incontra un ammiratore che gli regala quelle scarpe da calcio che tanto sognava ma che non poteva permettersi dato che il Brigatti le vendeva ad un prezzo carissimo in corso Venezia.

L’Ambrosiana-Inter

(“Ambrosiana-Inter” è stato uno dei primi nomi dell’Inter. Nel 1928, per via delle leggi del regime fascista, i Nerazzurri hanno dovuto unirsi all’Unione Sportiva Milanese e cambiare denominazione in Società Sportiva Ambrosiana per motivi politici. Poi, nella stagione 1937-1938, ha cambiato nome in Ambrosiana-Inter)

Viene scartato dal Milan per via del fisico, a 14 anni comincia a giocare nell’Ambrosiana Inter e disputa il campionato ragazzi. Qui entra in gioco un personaggio molto importante per la carriera di Peppino: Fulvio Bernardini, che, dopo essere stato incantato dalla bravura del ragazzo, prova a convincere il mister Árpád Weisz a portarlo in prima squadra.

Fulvio Bernardini
Árpád Weisz

Fulvio Bernardini diventerà un altro tecnico straordinario e scoprirà altri grandissimi talenti, come Altobelli, vincerà un campionato di Serie B, una Coppa Italia e diventerà campione d’Italia per 2 volte. Bernardini aveva capito che Meazza sarebbe potuto diventare un calciatore straordinario e così ha iniziato ad insistere tantissimo affinchè il tecnico ungherese portasse il giocatore in prima squadra. E non aveva fatto male ad insistere. Infatti, un anno dopo, Giuseppe Meazza, all’età di 16 anni, viene convocato dall’Inter e, un anno dopo, gioca per la prima volta in maglia nerazzurra in Coppa Volta e scrive il primo capitolo di una storia meravigliosa con il club nerazzurro. E qui diventò celebre il suo soprannome. Si dice che sia andata così: Weisz, leggendo la formazione, annunciò che Peppino avrebbe giocato dal primo minuto, a quel punto, Leopoldo Conti disse ad alta voce, in maniera sarcastica:

Adesso facciamo giocare anche i balilla!

Era il periodo del fascismo e, nel 1926, era stata istituita l’Opera Nazionale Balilla, che raccoglieva tutti i ragazzi dagli 8 ai 14 anni, con l’obiettivo di insegnargli gli ideali fascisti sin da piccoli. Così, Leopoldo decise di sfruttare il ragazzo per fare una battuta, regalandogli anche un soprannome storico.

Meazza, il “Balilla” a soltanto 17 anni
Leopoldo Conti

In quella partita, dimostra per la prima volta di essere un fenomeno mettendo a segno ben tre reti contro la US Milanese, trascinando la sua squadra verso la vittoria. Era giovanissimo e stava già scrivendo la storia. Ci sono sempre stati giocatori che, grazie a grandi prestazioni, hanno dimostrato di avere un grande potenziale sin da subito, ma Meazza dava l’impressione di essere ancora di più. Sembrava fosse destinato a diventare uno dei più grandi di sempre. E così sarà. Con i gol e con la sua straordinaria bravura tecnica, stava riuscendo a fare innamorare tutti gli appassionati di calcio. Guardarlo era uno spettacolo. La stagione 1929-1930 è entrata nella storia del calcio, non solo perchè, per la prima volta, è stata adottata la formula del girone unico. Peppino (così lo chiamavano) deve ancora festeggiare il suo ventesimo compleanno, ma riesce a dimostrare di essere un giocatore fantastico. In quella stagione, ottiene il titolo di capocannoniere mettendo a segno 31 gol e portando l’Ambrosiana alla vittoria del campionato.

Fotografia di Giuseppe Meazza, il talento dell’Ambrosiana entrato nella storia a neanche 20 anni
Foto di squadra dell’Ambrosiana

L’anno successivo, il 1931, lo vede arrivare secondo nella classifica marcatori, segnando 24 gol, dietro a Volk, giocatore della Roma, che arriva primo con 29. Nel 1932, arriva terzo a pari merito con Libero Marchina, segnando 21 gol, in testa alla classifica troviamo con 25. Nel 1933, arriva quarto, segna altri 20 gol, 9 in meno di Felice Borel, il primo. L’anno successivo, arriva terzo mettendo a segno 21 reti, primo ancora Borel, che ne segna 10 in più. Insomma, Meazza dimostra di essere una macchina da gol. In un periodo in cui altri fantastici attaccanti svolgono splendide stagioni con le proprie squadre, Giuseppe Meazza lotta a testa alta con loro da giovanissimo.

Volk
Libero Marchina
Felice Borel

La nazionale

E’ giovanissimo, ma dimostra di essere un fenomeno e di non sentire la pressione, nonostante l’età. I suoi tantissimi gol, le sue splendide giocate, le sue statistiche incredibili e le sue uniche caratteristiche gli permettono di esordire in nazionale.

E’ il 9 febbraio 1930 ed è in corso una Serie A in cui Peppino scriverà la storia. Siamo a Roma, la partita è Italia-Svizzera e termina 4-2 in favore degli Azzurri. Abbiamo poche immagini della partita, ma pare fosse presente allo stadio anche Benito Mussolini. Per la formazione svizzera, mette a segno una doppietta Poretti, mentre per la nostra nazionale: Magnozzi, Orsi e… Meazza, che sigla una doppietta. Ormai non ci si stupisce più. Ormai, da lui, ci si può aspettare di tutto. Il Balilla aveva dimostrato anche a Vittorio Pozzo, uno dei più grandi allenatori della storia della nostra della nazionale, che poteva contare su di lui.

Tabellino: http://www.italia1910.com/partita.asp?d=09/02/1930

Magnozzi
Orsi
Meazza
Vittorio Pozzo

Tre mesi più tardi, per essere precisi l’11 maggio, Peppino lascia ancora il segno, stavolta addirittura in campo internazionale. E’ la finale di Coppa Internazionale, l’Italia ha la possibilità di aggiudicarsi un importante titolo a Budapest, contro l’Ungheria. Il Balilla non delude neanche questa volta. Meazza segna 3 volte e distrugge l’Ungheria con una tripletta che incide tantissimo sul risultato finale: un 5-0 che consegna agli Azzurri il trofeo. Oltre a lui, vanno in gol anche Magnozzi e Costantino, che regalano all’Italia un giorno memorabile per lo sport. La partita è stata seguita dal pubblico italiano grazie alle radio, che mai si sarebbe aspettato una vittoria così schiacciante, anzi, l’Ungheria sembrava favorita. Meazza è poi diventato l’idolo di tutti, grazie ai suoi tre gol con cui aveva steso la formazione avversaria. Una vittoria che ha avuto un impatto incredibile. Un avversario che l’Italia incontrerà di nuovo, sempre in una finale tra l’altro. (Inoltre, gli Ungheresi, per capire meglio che squadra avessero, avevano battuto per 13-1 la Francia il 12 giugno 1927, non era ancora la nazionale campione del mondo che conosciamo oggi, però l’Ungheria era in uno dei migliori momenti della sua storia calcistica)

Tabellino:

http://www.italia1910.com/partita.asp?idpartita=86

Costantino

Peppino continua a fare la storia con l’Italia ai campionati del mondo del 1934. Gli Azzurri giocavano quell’edizione del torneo in casa e il Balilla ha realizzato 4 gol: 2 nel preliminare contro la Grecia, 1 agli Stati Uniti, agli ottavi, e un’altra importantissima contro la Spagna nella ripetizione della gara, ai quarti, che era stata rigiocata dopo che la parità era durata anche dopo i tempi supplementari (ai tempi, non c’erano i calci di rigore). E qui c’è una leggenda. Si dice che Meazza si sia sbloccato quando il tecnico della Spagna non ha schierato misteriosamente schierato Ricardo Zamora, portiere ai tempi considerato uno dei migliori nel suo ruolo.

Ricardo Zamora

L’edizione del 1934 viene poi vinta dall’Italia, che batte per 2-1 la Cecoslovacchia in finale, in una partita in cui gli Azzurri hanno trovato la via del gol con Orsi e Schiavio e l’altra squadra con Puč.

Il gol di Schiavio in finale, decisivo per la conquista del trofeo
Schiavio
Puč

L’Italia può festeggiare. Siamo campioni del mondo per la prima volta.

I festeggiamenti dell’Italia dopo la vittoria
i giornali dopo la conquista del trofeo

La prima partita con la nazionale campione del mondo è la famosissima battaglia di Highbury, chiamata così perchè si è giocata nella capitale inglese, nello storico stadio dell’Arsenal. Gli Inglesi, per scelta, non partecipavano alla coppa del mondo, tra l’altro. La partita comincia malissimo per l’Italia e l’Inghilterra riesce a segnare 3 gol in 12 minuti, inoltre, gli Azzurri perdono Luis Monti per infortunio. Le reti vengono segnate da Brook, che realizza una doppietta, e da Drake.

Luis Monti
Drake
Brook

Inoltre, in campo, c’era un certo Stanley Matthews, primo giocatore della storia a vincere il Pallone d’oro.

Stanley Matthews

L’Italia deve, in qualche modo, riuscire a limitare i danni ed evitare la figuraccia. C’è bisogno di un campione per risolvere questa partita. Ed ecco che torna il Balilla, che segna 2 gol in 4 minuti e non solo fa evitare l’umiliazione alla nostra nazionale, ma riapre la partita. L’incontro, purtroppo, nonostante il miracolo di Meazza, termina con un successo per 3-2 in favore degli Inglesi, tuttavia, l’Italia esce dal campo a testa alta da una partita molto fisica e dura, giocata in inferiorità numerica. Ancora Beppino decisivo.

Meazza
i giornali dopo la partita

Clamorosamente, però, non è finita qui. Il 9 dicembre 1934, sempre contro l’Ungheria, che si dimostra una delle sue vittime preferite, segna il 25° gol in solo 29 partite con la maglia dell’Italia e raggiunge Adolfo Baloncieri nella classifica marcatori degli Azzurri. E, ovviamente, non si ferma. Nella partita successiva, contro la Francia, il 17 febbraio 1935, segna altre due volte e sale in testa alla classifica.

Adolfo Baloncieri

Ambrosiana-Inter, ancora capocannoniere!

Nella stagione 1935-1936 ottiene ancora una volta il titolo di capocannoniere, segnando 25 gol. Nel campionato successivo, arriva 8° a pari merito realizzando 11 reti, 10 in meno di Silvio Piola, arrivato primo. Dopo una stagione “negativa” ne arriva una straordinaria: il Balilla vince il titolo di capocannoniere con 20 gol e l’Ambrosiana-Inter vince il campionato del 1938.

Squadra dell’Ambrosiana-Inter, 1937-1938

La Coppa Rimet del 1938

E’ la Coppa Rimet del 1938, in Francia. Peppino gioca a centrocampo ed è capitano della nazionale. Il 16 giugno, a Marsiglia, disputa la semifinale contro il Brasile e segna un gol che è entrato nella storia del calcio, visto che era il numero 33 ed era stato decisivo, oltre che l’ultimo in nazionale. Il modo in cui è stato segnato questo gol è incredibile: visto che gli si era rotto l’elastico dei pantaloncini, calcia un rigore tenendoseli con la mano. E, ovviamente, fa gol. Dopo giocherà altre 7 partite, ma non andrà più in gol. L’Italia vincerà quella Coppa del Mondo contro l’Ungheria, squadra che, parlando di finali, sembra sia stata presa di mira dagli Azzurri. Il risultato finale è un 4-2, segnano Colaussi e Silvio Piola ed entrambi realizzano una doppietta, nella formazione avversaria provano a rispondere il capitano Sarosi e Titkos, ma non basta. Gli Azzurri sono campioni del mondo per la seconda volta nella loro storia! E’ un momento indimenticabile per noi: siamo campioni del mondo per la seconda volta di fila!

L’Italia dopo la vittoria della Coppa Rimet
Meazza a sinistra
Colaussi
Silvio Piola
Maglia di Silvio Piola del 1939, vista da vicino, in una mostra a Reggio Emilia
Sarosi
Titkos
I giornali dopo la partita

Gli ultimi anni da calciatore di una leggenda

L’annata del 1938-1939 rappresenta, purtroppo, il declino di Meazza, per via di un infortunio, chiamato “piede gelato” ovvero un’occlusione dei vasi sanguigni del piede sinistro, che non gli permette di giocare per più di un anno. E’ l’autunno del 1940 quanto torna al calcio giocato, stavolta con il Milano, nome del Milan ai tempi, che era stato cambiato per ragioni politiche, ma non era più il Balilla che conoscevamo. L’infortunio l’aveva cambiato troppo. Dopo due stagioni in maglia rossonera, si trasferisce alla Juventus, dove gioca per un’annata e, nonostante il problema fisico, arriva in doppia cifra e mette a segno 10 reti in 27 presenze. Ancora una volta, aveva fatto un qualcosa di incredibile e, in quella stagione 1942-1943, forma, assieme a Riza Lushta e a Vittorio Sentimenti, il reparto d’attacco più prolifico della competizione.

Riza Lushta
Vittorio Sentimenti

Durante la stagione successiva, gioca il campionato di guerra con la maglia del Varese e segna 7 gol in 20 partite. Poi, nella stagione 1945-1946, una breve parentesi all’Atalanta, dove ricopre anche il ruolo di allenatore. Inizia a capire che non potrà andare avanti così per molto. Tuttavia, comincia a provare un fortissimo senso di nostalgia verso la sua Inter (che non era più Ambrosiana-Inter). Dunque decide di giocare un’ultima stagione con la squadra con cui aveva condiviso i successi più belli e dove meglio si era trovato. Ci ha regalato una carriera unica. Vederlo giocare, per chi ha avuto l’occasione, dev’essere stato un privilegio. Uno dei migliori attaccanti della storia del calcio.

Le statistiche

Giuseppe Meazza è stato uno dei migliori attaccanti di tutti i tempi. E’ stato un onore vederlo giocare in Italia e con la nostra nazionale, che ha portato in alto grazie alle sue giocate, alla sua personalità e ai suoi gol. Stiamo parlando di un giocatore che in 563 partite ha messo a segno 346 reti, facendo una carriera irripetibile. Il suo record di gol con la maglia della nazionale è stato raggiunto da un certo Gigi Riva soltanto il 9 giugno 1973 contro il Brasile e superato sempre dalla leggenda del Cagliari il 29 settembre dello stesso anno contro la Svezia.

Gigi Riva

Inoltre, ha segnato 3 gol in 9 partite ai Mondiali. Con 216 reti in Serie A, è il quarto giocatore, a pari merito con Josè Altafini, ad aver segnato di più in campionato, nella classifica che comprende i giocatori di tutti i tempi. Davanti a lui soltanto Nordahl, Totti e Silvio Piola.

Altafini
Nordahl
Totti

Allenatore

Dopo essere stato un giocatore-allenatore a Bergamo e a Milano nel secondo dopoguerra, guida da tecnico la Pro Patria, ancora la sua amata Inter in varie circostanze, mentre, nel biennio 1952-1953, fa parte della commissione tecnica della nazionale e affianca, ricoprendo il ruolo di preparatore atletico, Piercarlo Beretta. Meazza diventa anche il primo italiano ad allenare all’estero, svolgendo il ruolo di tecnico del Beşiktaş, rimanendo in Turchia per circa 5 mesi a partire dal gennaio del 1949. In seguito, diventa anche responsabile del settore giovanile della sua Inter.

Immagine del 1952, Berretta a sinistra, Meazza a destra, in veste di preparatore atletico

Frasi celebri

Ecco qualche frase celebre rilasciata da Giuseppe Meazza:

Non c’è niente di più umiliante di vedersi parare un rigore da un portiere così cretino da non capire la finta

Il pallone è il mio amore: perché devo trattarlo male?

E’ bravo, ma lento…

(Quest’ultima è una frase che diceva sempre quando gli allenatori non erano abbastanza brillanti).

Lo stadio

Muore a 68 anni a causa di un tumore al pancreas aggravato da problemi circolatori. Dopo la morte, gli viene intitolato lo stadio San Siro di Milano, uno dei più belli d’Italia e d’Europa.

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