Luglio 27, 2024

Il terzo tempo

"When the seagulls follow the trawler, it is because they think sardines will be thrown into the sea"

Quell’indimenticabile gol di Baggio contro la Cecoslovacchia ai Mondiali del 1990

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Siamo ai Mondiali di Italia 90, gli Azzurri giocano dunque in casa e dimostrano subito di essere una grande squadra sconfiggendo l’Austria 1-0 all’esordio grazie ad un gol di Schillaci. Anche la seconda partita è un successo italiano: Giannini, il Principe, segna dopo soltanto 11 giri di orologio e porta la nostra nazionale in vantaggio contro gli Stati Uniti. Quell’unico gol di quella partita basterà poi per vincere anche il secondo incontro e volare a 4 punti in classifica (eravamo ancora nell’epoca dei 2 punti a vittoria). Nell’ultima sfida della fase a gironi, gli Azzurri sfidano la Cecoslovacchia e, per la terza partita consecutiva, si gioca allo Stadio Olimpico (anche gli altri incontri si erano disputati qui).

Quell’Italia può contare su una difesa composta da Baresi, Bergomi, Ferri e Maldini. A centrocampo ci sono invece Berti, De Napoli, Giannini, che, viste le sue doti tecniche, può permettersi di svariare, e Donadoni. Davanti un duo composto da Schillaci e Baggio. Anche il numero 15 è un altro giocatore che può uscire dalla sua posizione per creare azioni pericolose. E’ il fantasista. Quando ha il pallone tra i piedi, può fare quello che gli pare, tanto nessuno può fermarlo. Un calciatore che, messo in qualsiasi posizione del campo, sarebbe in grado di mettere in difficoltà qualsiasi difensore. Gioca davanti perchè ha un fiuto del gol niente male, però Roberto Baggio è straordinario perchè realizza tantissime reti e ne fa fare altrettante ai compagni. Dunque, questa è la formazione, 11 giocatori davvero forti e non dimentichiamo che anche in panchina ci sono tante scelte per mister Azeglio Vicini.

Azeglio Vicini

E’ l’ultima partita della fase a gironi, l’Italia ha l’occasione di concludere la prima parte del torneo da imbattuta e soprattutto a punteggio pieno, con 3 successi di fila. 73.000 persone vanno a supportare la nostra nazionale anche se già praticamente qualificata agli ottavi e regalano un’atmosfera unica. Quel 19 giugno 1990 entrerà nella storia. Alle 21.00, l’arbitro francese Quiniou fischia e decreta l’inizio della partita. L’Italia non vuole deludere le aspettative e attacca sin da subito. Dopo 9 giri di lancette, Giannini calcia al volo da fuori area dopo una battuta dalla bandierina, sembra quasi una cosa provata in allenamento, poichè il pallone è proprio per lui e non è un cross per i giocatori all’interno dell’area. La leggenda giallorossa calcia al volo dalla lunetta del limite, non riesce a tirare come avrebbe voluto però, infatti dalla traiettoria della sfera non sembra possa finire verso lo specchio. La palla cade in area e se all’interno di essa c’è Totò Schillaci, qualsiasi pallone che rimbalzi è buono per essere messo dentro. Il numero 19 colpisce di testa da dentro l’area piccola, si trova vicino al primo palo, e mette dentro superando Stejskal. 1-0 per noi, lo Stadio Olimpico esplode di gioia. Parte anche la ola. Gli Azzurri hanno sbloccato l’incontro con un’incornata dello juventino che era stato criticato proprio per la sua statura, inadatta per saltare e colpire il pallone in quella maniera. Non esisteva modo migliore per rispondere all’opinione di tanti. Più tardi, di nuovo il Principe ci prova calciando da fuori, dalla sinistra, la palla, quando gli arriva, è a mezza altezza, il 13 le lascia fare un rimbalzo e calcia forte, il tiro viene deviato, la sfera schizza sul lato sinistro dell’area. Ovviamente, Schillaci arriva anche su questo pallone. L’abbiamo già raccontato: se c’è una qualunque palla vagante in qualsiasi zona del campo che sia vicina alla porta, c’è l’attaccante bianconero pronto a metterla dentro. E’ in una posizione defilata, non può calciare, dunque se la mette sul destro, ma viene steso da un intervento di Skuhravy. E’ rigore netto. Ma non per il direttore di gara, che, clamorosamente, non assegna agli Azzurri il tiro dagli 11 metri. L’espressione dell’attaccante dice tutto. Nel secondo tempo, a 12 minuti dalla fine dell’incontro, Roberto Baggio si scatena. Giannini trova largo sulla sinistra il numero 15 (e ricordiamo che l’autore di questo gol aveva soltanto 23 anni e che giocava titolare per la prima volta in quel Mondiale), che restituisce al compagno, il 13 fa la stessa cosa e innesca lo scatto del nostro fantasista. Una combinazione di passaggi meravigliosa. Dopo questo scambio, il Divin Codino inizia a disegnare la sua opera d’arte. Per raccontare meglio questa rete, riproponiamo anche la storica telecronaca di Bruno Pizzul. Baggio comincia ad avanzare palla al piede, si accentra e salta Hasek, che prova ad intervenire in scivolata, ma non riesce a portargli via il pallone. “Triangolazione (quella con Giannini), Baggio…” la sua corsa non si ferma e arriva al limite dell’area di rigore, “…Baggio che converge, Baggio, Baggio…” arrivato a quel punto, con una finta meravigliosa riesce a superare Kadlec, attraverso un movimento che inganna completamente l’avversario: fa un passo verso sinistra, senza toccare il pallone, poi torna sul destro. Arrivato a quel punto, ha davanti a sè soltanto Stejskal, fa partire un tiro di destro non molto alto ma che basta per superare l’estremo difensore avversario. “Baggio, finta di Baggio, tiro… un grandissimo gol di Baggio! Grandissima impresa di Baggio!”

Il gol di Baggio

Dopo il capolavoro, il Divin Codino si sdraia a pancia in su e si gode il momento. Uno dei più belli della sua carriera. In una singola azione abbiamo visto la classe, l’eleganza, l’accelerazione, la capacità di saltare l’avversario, la genialità e la freddezza davanti al portiere di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.

L’esultanza di Baggio

Un gol alla Baggio.

Azeglio Vicini

Probabilmente la rete più bella mai segnata dagli Azzurri in un Mondiale. Per realizzarlo, avevano bisogno della loro stella, del loro punto di forza, di una leggenda, non di un giocatore qualunque. Quando Roberto Baggio si scatenava, la partita finiva. Parliamo di un giocatore che era molto veloce, ma forse non andrebbe ricordato principalmente per questo, non perchè sia poco importante, ma per un altro motivo. Forse ci sono stati e ci sono anche oggi giocatori più rapidi del Divin Codino, ma quasi nessuno è mai riuscito ad avere quell’imprevedibilità che lui aveva, perchè, una volta partito palla al piede, riusciva a disorientare chiunque soltanto muovendosi. A volte, dal nulla si spostava la palla sul destro o sul sinistro e il difensore andava dall’altra parte. Questo forse era il vero marchio di fabbrica di questo giocatore incredibile ed infatti di gol non necessariamente simili a quello contro la Cecoslovacchia ma comunque preceduti da un’azione personale piena di dribbilng ne ha fatti tanti altri. Purtroppo, quella grande nazionale che avrebbe potuto vincere quella Coppa del Mondo ha concluso il suo cammino la sera del 3 luglio, dopo la sconfitta ai rigori contro l’Argentina. Magra consolazione la vittoria della finale terzo-quarto posto contro l’Inghilterra, in cui sono andati in gol ovviamente Baggio e Schillaci. Quest’ultimo arriverà secondo al Pallone d’Oro quell’anno, mentre il Divin Codino lo vincerà nel 1993.

Baggio vincitore del Pallone d’Oro del 1993

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